Banca: scindere l’attività bancaria

Il Contratto steso fra i due Partiti risultati maggioritari alle elezioni del 4 marzo 2018 è articolato in diversi punti più o meno condivisibili; fra questi, credo di poterne commentare due: il punto 5 (Banca per gli investimenti di risparmio) che commento qui di seguito e il punto 6 (Tutela del risparmio) che commenterò on un altro post.

Affronto il punto 5 cercando di trarre qualche insegnamento dall’osservazione dell’esperienza degli ultimi 100 anni, suddividendola in tre periodi: 1) dal fallimento della Banca Italiana di Sconto alla Legge Bancaria (1921-1936); 2) la scissione fra credito commerciale e credito a medio/lungo termine (1936); 3) la ricomposizione di fatto fra i due comparti degli anni Cinquanta e successiva al 1971 (abolizione del dollar standard).

Dal punto di vista metodologico, lo schema è quello cui cerco di attenermi in questo blog: una medaglia è la miglior metafora della finanza ove, ad un debito corrisponde un credito e il rischio maggiore è a carico del risparmiatore il quale, detenendo il debito, fa credito.

  • Dal fallimento della BIS alla Legge Bancaria (1921-1936).

In estrema sintesi il fallimento avvenne perché la banca era entrata pesantemente nell’industria bellica (Prima Guerra, Ansaldo). Terminata la Guerra, non si riuscì a riconvertire le attività dell’Ansaldo il cui indebitamento era elevatissimo e il cui capitale era pure in mano alla BIS. L’impossibilità di reperire capitali `freschi e pazienti’ e altre operazioni avventate portarono al dissesto la Banca con perdite a carico dei depositanti di circa il 70-80%. In quel periodo, inoltre, il modello di banca prevalente era la banca mista [1] per cui la commistione fra banche e industrie non era più fisiologica ma era divenuta patologica: la crisi del 1929-33 fu la `goccia che fece traboccare il vaso’ e tutto il sistema crollò. La situazione delle banche miste dell’epoca venne plasticamente descritta da Raffaele Mattioli [2], a Ca’ Foscari nel 1962:

Alla vigilia della crisi […] la struttura delle grandi banche italiane di credito ordinario avevano subito trasformazioni, o meglio deformazioni `stupende’. Il grosso del credito da esse erogato […] era fornito ad un ristretto numero di aziende, un centinaio, che con quell’aiuto avevano potuto svilupparsi notevolmente ma che ne dipendevano ormai al punto di non poterne più fare a meno. In altre parole, erano sotto il controllo delle banche […].
La fisiologica simbiosi si era mutata in una mostruosa fratellanza siamese […].
Né basta: per salvaguardarsi, diciamo così, dai fin troppo ovvi pericoli di questa situazione, le banche avevano ricomprato praticamente tutto il loro capitale. Possedevano se stesse attraverso il possesso delle finanziarie da esse create e finanziate per assicurarsi il `controllo’ del loro capitale. Una prima deformazione ne provoca un’altra. La fratellanza siamese portava al catoblepismo. Abyssus vocat abyssum. [3]

  • Dalla Legge Bancaria al Testo Unico (1936-1993).

Per porre rimedio alla `fratellanza siamese’, negli USA venne promulgato il Glass-Stegale Act che scindeva l’attività bancaria ordinaria da quella a più lungo termine. In Italia, il medesimo obiettivo si tradusse nella Legge Bancaria del ’36 con la quale si scindevano le banche che potevano raccogliere i depositi a vista e a breve, da quelle che non potevano farlo.

Si capisce bene così, fra l’altro, che fino a quel periodo il paradigma del fare banca era attardato nell’idea che i depositi fossero la `materia prima’ della banca.

L’idea inoltre di scindere per via legislativa un fenomeno unitario, come quello finanziario, resse solo qualche anno perché a partire dagli Cinquanta iniziò la costituzione delle banche a medio termine per finanziare lo sviluppo post bellico (Mediobanca e i Mediocredito Regionali) [4]. Ma queste banche a medio termine, queste banche di investimento all’italiana, non potevano finanziarsi sul mercato ma erano finanziate dalle banche commerciali che le avevano fondate. Si creava così una `doppia intermediazione’: fra le imprese e il risparmio vi era più di un intermediario e la scissione fra banche ordinarie e banche di investimento veniva vanificata.

Successivamente, soprattutto a seguito della fine del dollar standard (15 agosto 1971), negli anni Settanta la Banca d’Italia iniziò una politica di riduzione dei vincoli della Legge Bancaria dettando gli `incentivi al rafforzamento patrimoniale’ che consentiva alle banche commerciali di esporsi anche sul medio termine, contribuendo a ridurre ancor di più la scissione.

Nel 1974, iniziarono i lavori del Comitato di Basilea che, dal 1988, cambiarono il paradigma operativo: i prestiti non erano più rapportati ai depositi, ma al patrimonio delle banche.

Iniziarono ad essere promulgate le Direttive di coordinamento europee e, dagli anni Ottanta, vi fu il `divorzio’ fra Tesoro e Bd’I, tutte le banche ebbero la possibilità di finanziarsi sul mercato emettendo obbligazioni, di diventare SpA, di quotarsi in Borsa, ecc.

L’evoluzione dell’economia ormai richiedeva un nuovo quadro normativo, la banca era un’impresa e la forma della società di capitali venne riconosciuta come la più adeguata.

Tutto questo venne codificato nel Testo Unico Bancario del 1993.

  • Dal Testo .Unico ad oggi.

Dopo il 1993, anche l’Italia venne investita dallo sviluppo spettacolare della finanza: nel 1998, venne promulgato il Testo Unico Finanziario (TUF) per ordinare una materia ormai diversa, anche se complementare all’attività bancaria; ma la produzione legislativa, volta ad aggiornare l’ordinamento bancario, finanziario e assicurativo, cerca di inseguire le innovazioni dell’economia e della finanza.

Nel corso degli ultimi trent’anni si sono svilupparono i gruppi e i conglomerati industriali, bancari, finanziari e assicurativi i quali tutti istituirono una banca commerciale `di gruppo’ per accedere alla Banca Centrale; la moneta unica, come tutte le monete del mondo, non è più agganciata ad un bene più o meno `reale’ (come l’oro, i cui limiti si erano dimostrati evidenti) ma a grandezze `contabili’ (PIL, Debito, deficit) ben più adeguate; i supporti tecnici attraverso i quali circola la moneta sono passati rapidamente da dischi di vile metallo, a pezzi di carta, a stringhe di bit che hanno sostituito le scritture contabili; le operazioni bancarie più diffuse ora si possono eseguire on the roadtramite gli smartphone; l’evoluzione degli studi matematico-statistico-econometrici consentono analisi dei rischi più sofisticate anche grazie alla potenza di calcolo delle macchine; il progetto di unione monetaria è proseguito velocemente anche grazie all’evoluzione tecnologica apportando enormi benefici sul piano della pur difficile convivenza fra Paesi; prosegue la diffusione dell’informazione, dell’auto-formazione per chi ne ha voglia, a livello planetario e alla portata di tutti, ecc.

  • Conclusione

Leggendo il punto 5 del Contratto del Governo del Cambiamento [5] mi è venuta in mente l’idea che si voglia ´fermare il mondo’, della Bassa Risoluzione, per citare un recente libretto. Non mi è venuta in mente un’idea innovativa, ma la riproposizione di cose già viste, fallite miseramente perché inadeguate a fronteggiare le sfide, con conseguenze dannose per il Paese ma con molti vantaggi per pochi dinosauri.

Mi è venuta in mente una mera sostituzione dei vecchi dinosauri con i loro pulcini e non con una specie animale diversa.

___________________

[1] La banca mista(o di tipo tedesco) è una banca commerciale(o ordinaria, o di deposito, o pura, o di tipo inglese) esercita l’attività bancaria ordinaria (cioè non di emissione) che annovera fra le proprie passività, anche le passività a vista (i depositi in conto corrente) e che, oltre a finanziare il credito commerciale delle imprese, concede loro anche finanziamenti a più lungo termine e, in particolare, il credito mobiliare (cioè imperniato sugli strumenti finanziari), attività quest’ultima denominata anche merchant banking, investement banking, banca d’affari.
[2] Raffaele Mattioli, Direttore Generale della Banca Commerciale Italiana (COMIT) dal 1931 al 1933, poi Amministratore Delegato fino al 1972), banchiere di chiara fama e uomo di cultura dai vastissimi interessi culturali e politici. Il testo letto a Ca’ Foscari era intitolato I problemi attuali del creditoe venne ristampato più volte.
[3] Il nome deriva dal mitico catoblepa
[4] Mediobanca era partecipata dal Banco di Roma, dalla Comit, e dal Credito Italiano a loro volta partecipate dall’IRI che le aveva risanate negli anni Trenta; i Mediocredito erano partecipati dalle Casse di Risparmio e dalle banche popolari.
[5] Contratto per il governo del cambiamento, pag. 13
5. Banca per gli investimenti di risparmio:
“È necessario prevedere una “Banca” per gli investimenti, lo sviluppodell’economia e delle imprese italiane utilizzando le strutture e le risorsegià esistenti.
La “Banca”, regolata da un’apposita legge, deve usufruire di una esplicita e diretta garanzia dello Stato, con conseguente facilità di reperire risorse per attuare tutte le iniziative che intende intraprendere.
Dovrà inoltre agire sotto la supervisione di un organismo di controllo pubblico nel quale siano presenti il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero dello sviluppo economico.
Oltre alla cabina di regia sulla gestione degli strumenti di politica industriale e del credito e dell’innovazione, al fine di evitare sovrapposizioni o, peggio, conflitti tra strumenti nazionali e locali, per una più efficiente allocazione delle risorse finanziarie, la banca svolgerà le attività di:
– Attività di secondo livello per le piccole e medie imprese agendo in cofinanziamento con il sistema bancario, soprattutto con le banche di medie e piccole dimensioni radicate sul territorio, a supporto delle PMI;
– Finanziamento di iniziative di interesse pubblico e strategico nazionale;
– Export e Project Finance in concorrenza con altri player di mercato;
– Credito di aiuto alle imprese italiane che operano nei Paesi in via di sviluppo come investimento ad utilità differita per acquisire posizioni di vantaggio su mercati emergenti;
– Gestione del Fondo di Garanzia per le PMI, quale asset strategico di supporto al sistema nazionale del credito e delle garanzie per favorire il risparmio patrimoniale necessario al rispetto dei requisiti sempre più stringenti derivanti dalle normative internazionali sul credito di prossima introduzione;
– Innovazione con il fine di perseguire le politiche di indirizzo del Ministero dell’economia e delle finanze”.

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