Vincolo di bilancio

Premessa

Questo scritto trae spunto da un editoriale di Lucrezia Reichlin (Corriere della Sera, 23×20) che mi ha incuriosito e ha sollecitato il mio interesse a capire; in particolare il seguente passaggio: 

<<In generale, una banca centrale, nonostante la sua grande potenza di fuoco, non ha legittimità ad intervenire in modo illimitato senza il sostegno dell’autorità di bilancio che a sua volta si poggia su una decisione politica. E quando gli investitori percepiscono che il sostegno manca, la politica monetaria perde di credibilità e quindi di efficacia.>>

Non avrei saputo esprimere meglio l’ineludibile incastro fra autorità monetaria, autorità di bilancio e autorità politica. Per consentire al lettore di vedere se ho capito bene e/o se ho tradito il pensiero dell’illustre Autrice, provo a tradurre questa sintesi con le mie parole, riscrivendola secondo quello che ho inteso nella consapevolezza che il brano è tratto da un articolo di quotidiano ove vengono sintetizzati anni di studio: 

<<Nemmeno in condizioni normali, una banca centrale ha la possibilità di stampare moneta illimitatamente, a meno che non sia autorizzata dall’autorità di bilancio, la quale, a sua volta, dipende dalle scelte della Politica. La quantità di moneta è dunque determinata dalla Politica anche  in tempi normali. Inoltre, se viene a mancare il collegamento fra Politica e autorità di bilancio, sul cui connubio si regge oggi la politica monetaria, e gli investitori se ne accorgono, anche in tempi normali la moneta perde di credibilità rispetto alle monete che mantengono quel collegamento.

[aggiungo io:] Vale il medesimo ragionamento anche in condizioni non normali? La politica monetaria deve essere supportata dal connubio fra Politica e autorità di bilancio che trova plastica rappresentazione nel Bilancio dello Stato?>> 

Definizioni.

Quando si parla di autorità di bilancio in ambito macroeconomico ci si riferisce alla autorità che presiede alla formazione del Bilancio dello Stato, cioè alla politica di bilancio. Può essere utile ricordare che si dovrebbe dire politica di budget cioè di scelte relative ad un periodo futuro: budget o Preventivo è infatti il Conto annuale programmatico redatto ex-ante, laddove si ipotizza come allocare le risorse disponibili. 

Il termine bilancio andrebbe piuttosto riservato al Conto annuale redatto ex post o Consuntivo, quando gli eventi sono già accaduti e dei quali si è già tenuto conto. 

È ben vero che nella redazione sia del Preventivo sia del Consuntivo vi sono ampi margini per azionare variabili di aggiustamento che possono consentire di giungere a determinate conclusioni invece che ad altre; tuttavia, nel Consuntivo questi margini non sono tali da modificare la linea politica impressa dal budget: quest’ultima deriva infatti da scelte inerenti la distribuzione delle risorse disponibili (ad es. tanto alla sanità, all’istruzione, all’agricoltura, ecc.), mentre le scelte della politica di bilancio, vengono prevalentemente determinata dalle valutazioni degli stock, delle rimanenze delle risorse allocate dal budget

Esempio

Date le risorse, se finanzio la sanità prestando 100 risorse per un anno alle aziende che producono mascherine, nel budget scriverò 100 all’attivo; dopo un anno nel bilancio scriverò il valore di presunto realizzo del finanziamento (del credito). Se, nel frattempo, il fornitore destinatario delle risorse è fallito, all’attivo del bilancio scriverò zero (a fronte dei 100 del budget). Possiamo moltiplicare questo esempio banale, anche complicando le situazioni, ma un punto resta incontrovertibile: budget e bilancio sono sempre in pareggio perché sono delle identità.

Nel caso di specie, il pareggio viene assicurato da una quantità che, nel budget si denomina finanziamento, credito o prestito, mentre nel bilancio, si denomina disavanzo o deficit.

Qualora il finanziamento non derivi da risorse proprie ma da accensione di debito, nel budget si registrano entrambi: proseguendo nell’esempio, entrambi verranno scritti per 100 (il prestito all’attivo e il debito al passivo); a fine anno e sempre in ipotesi di fallimento del fornitore, nel bilancio il debito verrà scritto per 100  il finanziamento verrà scritto per zero.

Data l’identità, il pareggio, sia nel budget sia nel bilancio, è sempre assicurato perché la quantità che compensa un eventuale sbilancio è sempre un debito nel budget o un deficit (un disavanzo) o un avanzo finanziario nel bilancio.

Ne discende che, indipendentemente dalle fonti (proprie o di terzi) che li hanno generati, i finanziamenti, se non vanno a buon fine, producono sicuramente deficit, disavanzi. E i deficit, cumulati, producono lo stock di debito. Se, invece, sono ben impiegati, i finanziamenti aumentano il prodotto (PIL), producono avanzi finanziari i quali, cumulati, tendono a ridurre lo stock di debito.

Fiscal compact

Con questa locuzione ci si riferisce, per semplificare, all’accordo comunitario sul `pareggio di bilancio’. 

Come esemplificato fin qui, il pareggio è `automatico’ nel senso che è sempre assicurato dal metodo contabile della partita doppia1.

Ma, allora, perché preoccuparsi di dettare norme in materia? Perché l’obiettivo concordato fra Paesi EU è quello di tenere sotto controllo i debiti fissando soglie ritenute accettabili (deficit/PIL e Debito/PIL). 

Se, infatti, i prestiti all’Economia da parte dello Stato sono concessi a fronte di risorse proprie, eventuali deficit depauperano il patrimonio dello Stato per l’ammontare massimo del prestito; se concessi a valere di risorse di terzi (debito pubblico) il depauperamento del patrimonio dello Stato avviene per un ammontare maggiore (la somma fra debito, interessi e reputazione) con ripercussioni sulla capacità di indebitamento futura  che si riduce progressivamente fino a giungere ad annullare la possibilità dello Stato di indebitarsi, cioè al `fallimento’ dello Stato, cioè alla perdita di sovranità.

Nei Paesi ‘occidentali’ oggi, si prevedono diversi interventi dello Stato anche nell’Economia e si discute animatamente se essi siano abbondanti e quanto abbondanti, dove siano eccessivi e dove siano scarsi, ecc.; adeguati o meno che siano la discussione è aperta e dipende da un elevato numero di variabili, molte delle quali poco controllabili. Sta di fatto che la Politica, deve accordarsi con l’autorità di bilancio per realizzare i proprio obiettivi. La Politica deve tenere conto degli impegni internazionali assunti sul livello del debito e l’autorità di bilancio deve prenderne atto. Cioè il Preventivo e il Consuntivo devono cercare di tenere conto sia del debito, sia del deficit e/o dell’avanzo finanziario.

Variabili di aggiustamento

Se quanto sopra regge e dato che ci si trova in un ambiente, quello economico, non deterministico, si pongono almeno tre questioni, che chiamerò variabili di aggiustamento: una variabile ‘organizzativa’, una contabile ed una monetaria.

La variabile che denomino arbitrariamente  ’organizzativa’ prende atto che, nel lasso di tempo che intercorre fra Preventivo e Consuntivo, deve trovare spazio un sistema di feed-back atto ad aggiustare la distribuzione delle risorse rispetto al modificarsi della realtà e agli obiettivi programmati: questo compito spetta alle Note di aggiornamento dei Preventivi.

La variabile contabile deriva dal fatto che siamo `vittime’ delle grandezze contabili  e delle regole che vi presiedono. 

I bilanci, come è noto, sono delle identità che rappresentano la attività, le passività e il patrimonio contabile come somme, espresse in moneta, dei fenomeni economici previsti, programmati e/o accaduti, censiti con il citato metodo della partita doppia. Ma oggi il censimento dei fenomeni non è più lasciato alla discrezionalità del contabile che poteva confondere i debiti con i crediti, i costi con i ricavi, le entrate con le uscite, ma è affidato alle macchine che imputano le diverse operazioni ai diversi conti, senza sbagliare in quanto sono state istruite dagli esperti contabili.

Le variabili di aggiustamento contabili sono oggi le valutazioni delle rimanenze e quelle più interessanti sono le valutazioni dei debiti e dei crediti, proprio perché, in linea di massima, i debiti vengono valutati al valore nominale di accensione, mentre i crediti vengono valutati al loro valore di presunto realizzo. 

In Italia, ad es., da anni si mettono all’attivo del budget poste denominate `lotta all’evasione fiscale’: la valutazione ex-ante è una mera speranza la quale, però, consente di espandere le attività dello Stato col risultato, a consuntivo, di espandere il debito. E si potrebbe continuare con diversi esempi. Voglio dire che è ben vero che i bilanci sono delle identità ma ciò non toglie che potrebbero attirare maggiore attenzione.

Non credo sia il caso di entrare in dettaglio; in questa sede basterà ricordare che le regole contabili cui ho accennato sono europee (SEC95), sono state aggiornate nel 2010 (SEC12010), sono accompagnate da un corposo Manuale.

La variabile monetaria riguarda la quantità di moneta la quale, se non è agganciata a qualcosa, si espande autonomamente, verosimilmente con pesanti ripercussioni sulle condizioni economico-finanziarie strutturali future. La crucialità di questa variabile deriva dal fatto che, oggi, la quantità di moneta è rapportata all’autorità di bilancio tramite il vincolo di budget. È a tutti noto, infatti, che oggi, la quantità di moneta non è più rapportata a qualche parametro esterno alle economie degli Stati, ma è rapportata al vincolo di bilancio declinato secondo i due parametri sopra ricordati (Debito/PIL e deficit/Pil).

Pandemia e debito

Sono molti, peraltro, i vincoli cui è sottoposto il budget: ad esempio, ogni legge di spesa che ha ripercussioni negli anni successivi. In tal caso, o l’incremento di prodotto futuro (PIL) è tale da sostenere gli impegni di spesa programmati o è necessario indebitarsi (semplifico non poco, tralasciando che mi riferisco al prodotto lordo e non netto, cioè al netto degli oneri di rigenerazione delle risorse consumate, o ammortamento). 

Oggi, è stato indispensabile fronteggiare la pandemia sospendendo il fiscal compact, così le iniezioni di moneta di banca centrale (M0) sono divenute ingenti e necessarie, data la situazione che la Politica deve fronteggiare; ma non si vede, o io non vedo, come ridimensionarle e/o controllarle. Le iniezioni di moneta delle banche commerciali (M1 – M0) non sono meno libere di espandersi per via dei vincoli di bilancio delle aziende di credito commerciale che sono più stringenti di quelli cui è sottoposta una banca centrale che dispone di una `grande potenza di fuoco’ (su questo punto cruciale v. qui).

Conclusione   

Non mi è chiaro come, quando e se si ricostituirà un ordine capitalistico come quello sotteso all’economia del mondo pre-pandemico; né riesco a intravedere un ordine non capitalistico.

Non vorrei che, superata la pandemia, rientrato  Mefistofele agli inferi da dove è venuto, ci accorgessimo che la moneta è ridiventata carta in forza della Politica che, pur con le giustificazioni del caso, ha abusato nel farsi beffe del vincolo di bilancio.   

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1 La partita doppia, o metodo contabile italiano o veneziano, venne descritto da Benedetto Cotrugli (dalmata di Dubrovnik-Ragusa) durante un periodo di ozio forzato a causa della peste di Napoli nel 1458 e perfezionato nel 1494 da Luca Pacioli di San Sepolcro (AR). 

Celebrato da Goethe, sia nel Wilhelm Meister sia nel Faust, da Schumpeter e da Sombart, da Marx e da Weber in quanto strumento tecnico emblematico della razionalità economico-capitalistica, nel 2012 fruì, indirettamente,  di una fiammata di notorietà grazie al Presidente della Bundesbank (Weidmann) che adombrò l’idea che il Presidente dalla BCE, Mario Draghi, avesse assunto le sembianze di Mefistofele il quale, nella seconda parte del Faust, consigliava un fantomatico imperatore squattrinato di risolvere i suoi problemi finanziari convertendo la carta in moneta.

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