Un anno fa la volontà popolare italiana ha manifestato l’esigenza di ‘cambiare registro’ e di sostituire il precedente ceto dirigente del Paese. Che un passo verso il cambiamento fosse utile e auspicabile, era sotto gli occhi di tutti. I mercati tuttavia sono rimasti dapprima assai perplessi sia sui contenuti della proposta politica sia sulla possibilità di procedere rapidamente nel ‘voltare pagina’: l’inevitabile confronto fra i conclamati programmi elettorali e la loro possibile attuazione in un Paese con un debito pubblico enorme e, soprattutto, con l’ipotesi di aumentarne la consistenza in previsione di una riduzione del PIL ha, per così dire, allarmato il sig. Mercati.
Modificatasi radicalmente la composizione del Parlamento, si è reso possibile un governo M5S-Lega, nonostante i due vincitori, durante la campagna elettorale apparissero su posizioni molto diverse: ma si sa, `il potere logora chi non ce l’ha’ (G. Andreotti) per cui nacque il governo ora in carica da alcuni denominato giallo-verde, da altri rosso-bruno e, da me, nazionale&socialista in quanto paventavo e continuo a paventare una deriva del genere a seguito del celebrato odio per gli immigrati, pur temperato dalle responsabilità dell’Europa, per la Legge Fornero e per l’Euro da parte della Lega e del contemporaneo allargamento dell’intervento dello Stato nell’economia, proposto dal M5S, ben rappresentato dalle modalità operative del Reddito di Cittadinanza, dalla prevista nazionalizzazione di un’azienda decotta come Alitalia e dall’idea della decrescita felice rappresentata dall’avversione verso le grandi opere (TAV, Pedemontana veneta, ecc.).
La riflessione che propongo in questo breve scritto riguarda il confronto fra quanto realizzato delle promesse elettorali clou appena delineate e lo spread BTP-Bund 10Y, per poi passare a considerarne la ricaduta sulle attività finaziarie.
Spread BTP-Bund 10Y
Sotto questo aspetto, l’anno considerato (4 marzo 18 – 4 marzo 19) può essere suddiviso grosso modo in due periodi:
a) fino al 1 giugno 2018, che comprende anche una fetta della campagna elettorale precedente e successiva al 4 marzo fino alla data di costituzione del Governo attuale;
b) i 9 mesi successivi, fino al 1° marzo 2019.
Se osserviamo i dati relativi allo spread, notiamo che nel corso del primo periodo lo spread compie un balzo notevole, passando da circa 120bp a circa 300bp; si attesta poi, e fino ad oggi, intorno ai 250-260bp.
Sembra cioè che il sig. Mercati fino a fine aprile 2018 non credesse alle promesse elettorali; alla prova degli eventi poi cercò di stare a vedere cosa sarebbe successo, manifestando tuttavia le proprie perplessità aumentando, `per non sapere né leggere né scrivere’, la richiesta di un consistente premio al rischio. Ridottasi poi l’aspettativa degli immediati stravolgimenti chiacchierati in quel periodo presso i Bar Sport della Lega e sul blog dei 5S, il sig Mercati ha ridotto le proprie pretese in termini di premio al rischio e per tutti i mesi successivi è rimasto guardingo, mantenendo lo spread fino ad oggi comunque su livelli grosso modo doppi rispetto a quelli iniziali (da circa 120-130 bp di fine febbraio-aprile 2018 a circa 250-260 bp di fine febbraio 2019).
L’elemento più divertente di questa storiella consiste nel fatto che lo spread è oscillato, nel primo periodo, a fronte di chiacchiere e non di provvedimenti governative effettivi; nel secondo periodo, e fino ad oggi, il sig. Mercati continua ad essere guardingo perché ancora alla data odierna, dopo 9 mesi dall’inizio- del Governo, i provvedimenti clou continuano a non vedere la luce passando da un rinvio all’altro: Tav/No Tav, l’aperture di una finestra pensionistica che non modifica la Legge Fornero ma che ha aggravato il carico per le prossime generazioni, il RdC che è ancora sub judice del Parlamento, le questioni `migranti’, `no-euro’, ecc. che sembrano essere passate in secondo piano pur rimanendo vive fra un tweet e l’altro.
Le ricadute sugli attivi finanziari
Questa questione dello spread che sembra essere una questione di lana caprina inventata dagli economisti e/o dei `poteri forti’ che li hanno comprati è, purtroppo, una questione maledettamente seria perché è frutto delle aspettative del sig Mercati sulle performance dell’Italia confrontate con quelle della Germania, considerata la pietra di paragone (il benchmark).
Le oscillazioni dello spread ha l’effetto di determinare il tasso dell’interesse sul mercato, non solo per gli strumenti cui esso si riferisce (nel nostro caso il BTP-Bund 10Y), ma anche per tutti gli altri tassi del mercato finanziario o dei capitali in primis, che sono fra loro collegati.
Può quindi essere utile osservare le ripercussioni delle oscillazioni dello spread sulle attività finanziarie del Paese (la tabella seguente è tratta dai lavori della Fondazione Hume ed è stata pubblicata oggi 4 marzo 2019).
La seconda colonna dà conto dello stock di alcuni strumenti finanziari presenti nei portafogli dei diversi soggetti (col. 1).
Nelle colonne successive osserviamo che nel primo periodo (Governo ´delle Chiacchiere’, col.3) gli strumenti in portafoglio hanno subito perdite virtuali non proprio trascurabili, poi recuperate nel secondo periodo (Governo `dei Fatti’, col. 4) ma, comunque, mai recuperate nell’arco dell’anno (col.5).
La Tabella mi sembra illuminante per due motivi.
Il primo riguarda le perdite `virtuali’: sarebbero effettive se, al 1 marzo 2019, si fosse proceduto alla vendita degli strumenti; sicuramente, tuttavia, gli strumenti sono ancora poco liquidabili perché, se acquistati il 28 febbraio 2018, essi implicano ancora una perdita.
il secondo riguarda il bilancio di fine 2018: liquidabili o meno (perché ogni detentore è libero di vendere anche in perdita e può avere anche i suoi buoni motivi), gli strumenti avrebbero dovuto essere valutati al fair value, elemento questo che, se non ricordo male, venne modificato per non far scoppiare subito le banchette de noantri (le BCC) che avrebbero dovuto prendere atto degli ingenti costi addizionali.
Bisognerebbe recuperare le tabelle di fine dicembre pubblicate dalla Fondazione Hume per approfondire la questione. e un approfondimento di tutta questa questione richiederebbe di mettere in fila tutte le tabelle per osservarle attentameneet.
Conclusione
Come è stato notato, anche autorevolmente, il primo periodo ha risentito esclusivamente delle chiacchiere del nuovo ceto politico, mentre il secondo periodo ha risentito dell’attività operativa del governo. Cioè, nel primo periodo il sig Mercati ha valutato molto negativamente le promesse elettorali; nel secondo periodo ha continuato a ritenere molto rischiosa l’attuale attività governativa..
I due regali che ci consegna il 1° anno di questo Governo sono: l’illiquidità di circa 3.300md/€ di strumenti finanziari, un aumento dei tassi di finanziamento della finanza pubblica, un rinvio della presa d’atto del deterioramento di una fetta del settore bancario, per non contare che la maggior parte dei provvedimenti clou caratteristici del Governo alla data odierna non sono ancora giunti a conclusione evidentemente perché incontrano difficoltà oggettive in parte politiche, in parte giuridiche, in parte economico-finanziarie,
Il popolo reclama sicurezza e assistenza. I governanti attuali si industriano a dare risposta a queste grida. Sul come e con quali conseguenze e’ aperto il dibattito. Personalmente sono dalla parte di coloro che contestano il come e prevedono conseguenze nefaste, soprattutto per le giovani generazioni, consapevole d’essere dalla parte della minoranza. Direi pro tempore, se non avessi di fronte il panorama avvilente di un’opposizione priva di proposte sensate e convincenti. Viaggiamo verso il trionfo dello statalismo, con protagonisti i ciarlatani e pure i cialtroni. La guerra alle cosiddette caste produce nuove caste e molti danni collaterali. Abruzzo e Sardegna mostrano che ormai il consenso si organizza (e frammenta) in molte decine di cosiddette liste civiche, espressione (finalmente! gridano) della nostra società civile. Ed io mi interrogo su cosa voglia dire civile.
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