Pasti gratis?

Si ritiene che la cultura media finanziaria in Italia sia molto precaria per cui i cittadini sono esposti alle truffe, oltre che ai pericoli che dipendono dal nostro cervello. Su quest’ultimo punto, con un post di alcuni giorni fa avvertivo dei pericoli insiti nei nostri pre-giudizi (la finanza comportamentale).

Sulle truffe perpetrate platealmente da professionisti dell’imbroglio, segnalo la necessità di accendere il cervello anche se, come è noto da alcuni millenni, le sue capacità di discernimento vengono obnubilate quando si riferisce alle tre S: saluete, sesso, soldi. Per ridurre la confusione che si crea nel nostro cervello quando parliamo di Soldi, cioè di quello che abbiamo risparmiato e il cui valore cerchiamo di mantenere e trasportare nel tempo, dobbiamo attrezzarci almeno con gli strumenti che ci offrono le Istituzioni: è una responsabilità prevalentemente individuale quella dell’attività di investimento ed è vano pensare che le Istituzioni umane possano difenderci da tutti i truffatori.

Il sito della Consob, offre importanti informazioni di pubblcio dominio: una pagina, intitolata per l’appunto Occhio alle truffe, ove si spiega chi è autorizzato a vendere prodotti finanziari e quali sono le regole che consentono di mantenere mercati il più possibile efficienti; un’altra pagina è Comunicati Stampa, ove si segnala spessissimo l’oscuramento di siti che tendono a non essere trasparenti.

Un altro sito importantissimo è quello della Banca d’Italia che contiene una vastissima gamma di informazioni: fra di esse quelle di Vigilanza che cosentono  di acquisire informazioni sul settore bancario e finanziario.

Il sito di Borsa Italiana, contiene moltissime informazioni di pubblico dominio sulle imprese quotate sui diversi mercati.

Ovviamente informarsi richiede tempo e voglia: navigare nei siti per trovare le informazioni che servono non è semplice né immediato: se `non ci sono pasti gratis’ significa che se chi ha soldi non si occupa dei propri soldi li perde. La responsabiltà individuale pertanto diviene determinante e andrebbe coltivata, a partire almeno dalle segente osservazione di base: detenere attività finanziarie (investire in attività finanziarie), significa detenere debiti emessi da altri soggetti oppure investire in strumenti finanziari più sofisticati.

In estrema sintesi, allora, mi sembra utile ricordare che l’ordinamento prevede due strumenti fianziari di base: le azioni e le obbligazioni.

Le azioni sono strumenti di finanziamento a titolo di capitale; pertanto non sono previsti né scadenza, né rimborsi, né rendimenti. Se rendono, cioè se danno un rendimento (un dividendo), è perché ci si augura che l’emittente abbia conseguito dei profitti.

Le obbligazioni sono strumenti di finanziamento a titolo di credito, pertanto prevedono una scadenza, un rimborso e un rendimento.

Le obbligazioni subordinate sono strumenti finanziari intermedi e pertanto più sofisticati perché partecipano ai finanziamenti a titolo di capitale; analogamente gli strumenti partecipativi (cioè che partecipano al capiatle del’emittente).

Fra gli strumenti `sofisticati’ vi sono anche i Fondi Comuni, cioè portafogli di investimenti diversificati costruiti da professionisti che stanno in permanenza sui mercati. La diversificazione risponde al rischio che si corre detenendo un solo strumento finanziario o strumenti finnziari di uno stesso emitente. Diversificare non è semplise: a questa esigenza rispondono per l’appunto i Fondi Comuni e noi di regola deteniamo quote di quei Foondi. 

Va anche ricordato che tutti i finanziameni, compreis quelli rappresentati dagli strumenti finanziari, corrono il rischio dell’ente emittente: la differenza sta nei diritti che si acquisiscono. Diritto di voto alle assemblee societarie per le azioni, diritto al rimborso e al rendimento per le obbligazioni, ecc.

Per investire in strumenti finanzari, può essere utile risordare due `massime eterne’:

1) a fronte di un alto rendimento corrisponede un alto rischio (maggiore è il rendiemtno annuo, maggiore è il rischio che si è corso, che si corre e che si correrà); ne segue che i titoli più sicuri (safe assets) rendono meno;

2) quando i tassi dell’interesse sul mercato crescono, i prezzi delle obbligazioni in circolazione scendono; ciò significa che le obbligazioni che abbiamo già in portafoglio perdono di valore; al contrario, quando i tassi dell’interesse scendono i prezzi aumentano. I nuovi tassi dell’interesse segnalano dunque il prezzo delle nuove emissioni e non già quelli delle emissioni già avvenute.

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