Moneta vs Libra

Premessa

Iniziata negli anni 80 per gli strumenti finanziari, la dematerializzazione non poteva non riguardare anche i mezzi di pagamento: vi abbiamo assistito nei lustri più recenti. Strumenti finanziari e mezzi di pagamento sono così diventati immateriali, cioè la loro consistenza fisica non è più cartacea ma è rappresentata da sequenze di bit, conosciute e riconosciute dagli emittenti (banche commerciali – bc – e Banche Centrali – BC) e scritte su determinate macchine (i loro computer).  Sono lontanissimi ormai i tempi in cui le registrazioni delle operazioni avvenivano con la penna rossa e nera; ora le registrazioni vengono scritte sui computer con linguaggi-macchina dapprima nel libro Mastro e, dopo, imputate ai diversi conti per capire se si perde o si guadagna. Ma la sostanza non cambia. 

Tali sequenze, però, non sono casuali né sono costruite o costruibili da chiunque, ancorché esperto di linguaggi-macchina e non rappresentano nemmeno grandezze virtuali ma sono a tutti gli effetti grandezze effettive (ad es. debiti e crediti, cioè impegni di pagare e diritti a riscuotere, cioè contratti). 

Le sequenze di bit che rappresentano questi coppie di debito-credito, fino a qualche anno fa potevano essere costruite da chi aveva il ‘potere’ di svolgere queste attività, che si chiamano attività bancaria, finanziaria e assicurativa ed erano tutte denominate nelle tradizionali ben note valute (coppie di debito-credito in $, €, £, Y, ecc.). 

Più recentemente, questo ambiente (il settore H dell’ATECO 2007 per l’Italia) è stato interessato da altri mezzi di pagamento che denominiamo per comodità `monete parallele’: alcune negoziabili contro le valute tradizionali (i Bitcoin), altre non convertibili in valute tradizionali (Sardex, Venetex, ecc.). Mentre queste ultime circolano in ambienti ben ristretti e delimitati, i Bitcoin sono, invece, dei mezzi di pagamento utilizzabili fra chi li accetta e dispongono altresì di mercati ove vengono quotati in termini di valute tradizionali: tutti sanno infatti che il valore dei Bitcoin è oscillato notevolmente negli ultimi anni, tanto da evidenziare la sua natura di strumento finanziario più che di mezzo di pagamento.

In questo periodo sta giungendo a conclusione il progetto Libra: ultima nata fra le monete parallele, è il mezzo di pagamento ideato da Facebook e previsto per il 2020.

Valute tradizionali, Bitcoin, Libra

Le valute tradizionali, come è noto, sono cartacee (le banconote) e/o immateriali (i conti correnti delle bc e delle BC).

I Bitcoin, invece, non sono cartacei, non sono emessi da bc o da BC, sono immateriali e sono criptovalute: sorgono cioè dal meccanismo tecnico delle blockchain, cioè da un registro immateriale. La blockchain è infatti una catena di registrazioni cronologiche di dati crittografati (una specie di libro Mastro ove si registrano cronologicamente sequenze di bit crittografati, denominati blocchi): tali blocchi sono immutabili, nel senso che, una volta registrati, scritti nella catena, non possono essere modificati pena la distruzione di tutta la catena. Alla catena, si possono tuttavia aggiungere nuovi blocchi, nuovi anelli.

Queste registrazioni, oltre ad essere crittografate, risiedono presso una serie di computer (denominati nodi) collegati automaticamente fra loro per il tramite di un protocollo per cui fra loro non si conoscono, ma si riconoscono.

La blockchain più nota è quella messa a punto da tale Satoshi Nakamoto (di identità acora ignota) che ha, per l’appunto, inventato i Bitcoin cioè dei mezzi di pagamento, oggi quotati in mercati non regolamentati.

Sta oggi suscitando un affascinante dibattito la notizia che Facebook si accinge ad emettere una nuova moneta elettronica, LIBRA, una nuova criptovaluta: alcuni hanno accolto la notizia con grande giubilo perché testimonia il loro apprezzamento per la possibilità di chiunque di emettere mezzi di pagamento, cioè monete parallele rispetto a quelle tradizionali; altri sono piuttosto perplessi (ed io sono fra questi) perché non capiscono bene che valore effettivo avranno questi nuovi mezzi di pagamento.

In verità, come diceva S. Jevons, <<la questione della moneta è la quadratura del circolo, o il moto perpetuo dell’economia politica>>: il sovrano la emette per governare e, per governare, compra mercenari, beni, servizi, voti e tutto quello che gli serve per mantenere e allargare il potere. Quando la moneta coniata corrisponde al metallo prezioso che il sovrano detiene, la moneta è convertibile e il suo valore è stabile; ma quando viene meno questa corrispondenza la moneta non è più convertibile e perde di valore.

Nel tempo, ci si è resi conto che il sovrano, per mantenere il potere, ha la tendenza a coniare monete sempre meno convertibili, cioè con contenuto di metallo prezioso minore di quanto dichiarato sulla propria effige. Per cui si è passati, molto rapidamente, dai dischi di metallo prezioso, ai dischi di metallo vile, alla carta filigranata: la carta filigranata, però, serve per contrastare i falsari e non per dare un contenuto di convertibilità alle banconote. Stampare banconote, ancorché su carta filigranata, ha costi infimi rispetto a quanto vale la moneta; la banconota, il segno monetario, compra ben più del proprio valore intrinseco. 

Così quanto vale la moneta, è oggi rappresentato dall’Indice dei Prezzi (IPCA): a parità di quantità di moneta, quando l’indice dei prezzi aumenta si parla di inflazione, quando diminuisce si parla di deflazione. Analogamente, a parità di produzione/produttività, se la moneta aumenta si produce inflazione, se diminuiscono si produce deflazione; o, se la produzione/produttività diminuiscono, a parità di moneta si ha inflazione, ecc.

Questo schema si riverbera anche nei rapporti internazionali: se un Paese produce inflazione la sua moneta non è appetita da chi deve riceverla in pagamento perché l’aspettativa è che il suo valore diminuisca; se, invece, il valore della moneta è stabile il commercio internazionale ne viene agevolato.

Bitcoin vs Libra

La differenza fondamentale fra LIBRA e le altre criptovalute non consiste solo nel fatto che esse provengono da blockchain diverse, ma dalla circostanza che Libra è una blockchain privata, chiusa, controllata da un nodo centrale che gestisce i permessi, mentre i Bitcoin derivano da blockchain pubbliche, aperte,  non controllate, prive di censure e non regolamentate (per una sintesi in italiano v. qui).

Libra è dunque una criptovaluta strettamente controllata da Facebook, ma non ha valore legale quindi è un mezzo di pagamento ma non un mezzo di pagamento universale: può essere rifiutata dal venditore, dallo Stato in pagamento delle imposte, dalla BC per il versamento dei 3/10 in fase di costituzione di una società. 

La prudenza con la quale FB affronta il problema può essere colta appunto nella natura chiusa della blockchain che origina Libra: nell’ordinamento attuale, chi emette Moneta deve infatti  disporre di una licenza bancaria oppure deve essere una BC sovrana.

Per ora, Fb non è una BC sovrana, né mi pare disponga di una licenza bancaria. Ciò non toglie che, disponendo di ingenti fondi propri, possa gemmare un conglomerato finanziario globale, analogamente a quelli privati in circolazione, comprendente un società bancaria. Quest’ultima società, se adeguatamente capitalizzata, sarebbe in grado di fornire potere d’acquisto al pubblico prescelto liberamente (ad es. a tutti coloro che dispongono di un account sulla piattaforma). Se costoro spendessero i prestiti ottenuti ad esempio per comprare merci e servizi da coloro che non hanno ancora un profilo FB innesterebbero il circuito prestiti-depositi. I percettori di Libra, accettandola in pagamento e confidando su FB, sarebbero invogliati a creare un loro profilo, a non trasformare Libra in una valuta tradizionale e a depositarne l’ammontare sul conto acceso a latere del proprio nuovo profilo.

Conclusione

Nell’attuale ordinamento mondiale fino a che Fb non si doterà di una licenza bancaria presso una BC sovrana,  Libra non sarà Moneta, ma sarà uno strumento finanziario ancorché dotato di ampia stabilità come previsto dal progetto.

A mano che non si tratti di una piattaforma addizionale agli attuali mezzi di pagamento (Carte di Credito, ecc.).

Vediamo come va a finire e chi sarà il prestatore di ultima istanza quando verrà meno l’equilibrio fra attività e passività a seguito della trasformazione dei prestiti in NPL.

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