… la opinione emessa dai modernisti, secondo la quale funzione normale della banca moderna sarebbe quella di `creare credito’. Per noi questa frase non dice niente di nuovo, o dice un errore [1].
Così l’illustre Autore che prosegue sostenendo che la banca dovrà detenere una scorta monetaria; ma qualche riga dopo, dichiara che:
l’estensione della creazione del credito bancario è oggi in funzione del portafoglio, e solo in via secondaria e sempre meno importante, della scorta monetaria [2].
Si è visto che i depositi crescono per via dei prestiti: tutti gli affidamenti, infatti, qualsiasi sia la loro forma tecnica (dal mutuo ipotecario allo scoperto di conto), confluiscono in un conto corrente tramite il quale si effettuano poi i pagamenti che generano (`creano’) i depositi. In tutto il mondo oggi la moneta (M) si considera composta da due aggregati: la moneta di BC (base monetaria, M0) e la moneta di bc (semplificando: i depositi in c/c, M1-M0).
Una prima curiosità: perché i depositi in c/c e non i prestiti in c/c?
Perché i depositi derivano dai fidi utilizzati e non dai fidi concessi: questi ultimi, fino a che non sono utilizzati, rimangono fidi, affidamenti (c.d. margini di fido non utilizzato); diventano prestiti solo se sono utilizzati e quindi diventano depositi. Ad es. se la carta di credito ci consente di spendere fino a 2000€ al mese (cioè disponiamo di un fido di pari ammontare) e spendiamo solo 1500€, i depositi generati saranno pure di 1500€ e il margine di fido non utilizzato in quel mese sarà di 500€.
Seconda curiosità: perché ‘dal nulla’?
Perché il fido concesso, di cui il prestito è la fetta utilizzata, non deriva da una contropartita monetaria ma si fonda sull’opinione che si è fatta la banca sulla capacità dell’affidato di sostenere quel fido: cioè sulla capacità di onorarlo e/o di rinnovarlo alla scadenza oltre che di pagare gli interessi. Questa opinione si fonda sulla cosiddetta analisi del merito di credito.
Più l’analisi è accurata, più ridotto è il rischio.
Tuttavia, per quanto accurata sia l’analisi, le banche sanno che è utile e necessario farsi rilasciare delle garanzie per coprirsi dall’incertezza su eventi futuri. Ma sanno anche che le `garanzie’, spesso, garantiscono poco perché l’esperienza ha dimostrato, dalla notte dei tempi, che la velocità di crescita dell’utilizzo dei prestiti non è mai seguita da un’analoga velocità di crescita delle garanzie collaterali.
E così torniamo ad uno dei punti di partenza: chi assume il rischio?
Sicuramente l’azienda di credito, essendo un `bene reale’ in sé; sicuramente anche tutti i finanziatori della banca, però con diversi gradi, con diversi livelli di rischio: i finanziatori a titolo di capitale (gli azionisti) assumono il rischio massimo perché le azioni non prevedono alcun diritto al rimborso del finanziamento né alcuna remunerazione; i finanziatori a titolo di credito (obbligazionisti e depositanti) i quali peraltro hanno diritto al rimborso del finanziamento e ad una remunerazione prestabilita.
Tutti i finanziatori, però, dovrebbero essere consapevoli che assumono sempre il rischio dell’attività dell’impresa, qualsiasi sia il settore di attività.
Terza curiosità: creando `dal nulla’, si può creare quanta moneta si vuole?
No.
Semplificando, per le BC (M0), i limiti sono costituiti dai Trattati (es. Maastricht e seguenti) e/o dai Governi: in tutto il mondo si prevede di rapportare M0 ad un obiettivo inflazionistico intorno al 2%. Il mancato rispetto di questa regola implica che sarà il commercio internazionale a ricondurre alla ragione gli Stati che non vi si attengono.
Per le bc (M1-M0), il Comitato di Basilea, fin dal 1988, ha stabilito di rapportare gli impieghi (fidi e strumenti finanziari) ad un multiplo dei fondi propri (CET1). Ne segue che le bc, sono vincolate dal primo presidio che fronteggia i rischi della banca; in caso contrario il rischio verrebbe traslato sui creditori (obbligazionisti e depositanti).
________________
[1] A. De Viti De Marco, op. cit.p. 99 e segg.
[2] Ibidem, p. 100.