Banca: NPL

I non performing loans (NPL) sono i c.d. crediti deteriorati censiti fra le attività delle banche. Non è semplice dare una definizione esatta di crediti deteriorati, però le banche adottano questa classificazione:

  1. crediti in bonis, cioè i prestiti che hanno un andamento regolare: gli interessi vengono pagati ad ogni scadenza, ogni scadenza concordata viene rispettata, le garanzie sono capienti rispetto al fido accordato, l’impresa affidata produce profitti, ha i bilanci in ordine, ecc.
  2. partite anomale, cioè prestiti ove alcuni o molti degli elementi caratteristici dei crediti in bonis vengono a mancare. Queste partite vengon poi suddivise per grado di anomalia.

La questione, osservata dal punto di vista della banca, dovrebbe tenere conto dei principi contabili che stabiliscono, in linea di massima, che i crediti vengano censiti al loro valore di presunto realizzo: ma, per le banche, ciò significa che un prestito in bonis di 100€ dovrebbe venire censito alla fine del primo anno per un valore di (100 – 3%): cioè che, pur essendo in bonis, esso venga svalutato, per ragioni prudenziali, del 3% all’anno. Il significato economico finanziario di questi numeri, come ben si capisce, è che l’ammortamento (il recupero) del rischio di un prestito in bonis di 100 avviene in circa trent’anni. In altri termini, il rischio si azzera in una trentina d’anni.

Al fine di anticipare questo lungo periodo, le banche richiedono un premio al rischio che chiameremo tasso dell’interesse (TAEG), comprensivo della quota interessi e di tutti gli altri oneri.

Ciò posto, le famiglie e le imprese affidate possono dover sostenere una vita difficile a causa di eventi avversi di tutti i generi, così gli effetti si ripercuotono nei bilanci delle banche le quali ne prendono atto svalutando i prestiti che diventano anomali. Analogamente, quando i presiti tornano in bonis, le banche ne `riprendono il valore’.

Ma svalutare i prestiti, cosa significa? Significa attribuire all’esercizio dei costi, cioè ridurre il c.d. margine operativo lordo (MOL). Se supponiamo che il MOL sia costituito dal EBITDA (Earnings Before Interest Taxes, Depreciation and Amortization), aumentando le svalutazioni (Depreciation) è evidente che il MOL diminuisce e quindi diminuiscono, a parità di tutte le altre variabili, il profitto accantonato e/o quello distribuito (i dividendi).

Sintetizzando:

1)     svalutando le partite anomale, diminuiscono sia il tasso di crescita dei fondi propri (che crescono solo per due motivi: i profitti accantonati e gli aumenti di capitale sociale);

2)     non svalutando o svalutando poco, i prestiti vengono censiti ad un valore irrealistico e il rischio di dissesto ricadrebbe  sui fondi propri e sui depositanti e sugli obbligazionisti;

3)     una soluzione è vendere i NPL: questa soluzione però implica chiedersi a che prezzo vendere.

  1. se il portafoglio NPL vale il 50% (cioè i prestiti originari sono già stati svalutati del 50% significa che il bilancio bancario ne ha già preso in carico la metà riducendo, in precedenza, il MOL).
  2. se il prezzo di mercato del portafoglio NPL è minore del 50% del valore del portafoglio che vogliamo cedere, dovremo subire un costo a fronte di un’entrata di cassa: si tratta dunque di valutare, in questo caso, se conviene avere più liquidità a fronte di un maggiore costo. In periodi di liquidità abbondante come quello odierno, è evidente che la liquidità non serve, per cui il prezzo dei NPL è relativamente basso e il costo che dovremmo imputare all’esercizio è molto elevato e, forse, tale da erodere tutto o buona parte del MOL.

4)     un’altra soluzione è mantenere i NPL in bilancio

  1. in tal caso, però, la banca viene ´soffocata’ perché i NPL, erodono più o meno il doppio dei fondi propri di quanto non facciano i prestiti in bonis, riducendo la possibilità della banca di erogare nuovi prestiti.

Questo in sostanza è il motivo per cui la BCE invita giustamente le banche a `pulire i bilanci’ per riprendere la loro operatività.

5)     una terza soluzione sarebbe quella di aumentare il capitale sociale delle banche proprietarie di NPL: ma c’è da chiedersi chi investirebbe in banche soffocate o in procinto di diventarlo.

6)     una quarta soluzione è prendere tutti i NPL di una banca o di un gruppo di banche, cederli ad un veicolo, controllato dal gruppo o dalla stessa banca cedente, il quale li cartolarizza (cioè li trasforma in `pezzi di carta’) e li fa vendere presso la propria o altre reti. In tal caso, però, i NPL restano nel corpo della banca o  del gruppo cedente fino a che tutto non è stato venduto.

La soluzione migliore, sarebbe vendere i NPL a soggetti terzi, ma il prezzo diminuirebbe ancora perché il prezzo sarebbe di mercato e non un prezzo di ‘relazione’.

Questo pezzo è stato scritto di getto (mi scuso per le eccessive semplificazioni e inesattezze) dopo avere ascoltato il seguente video di Filippo Barone `Effetti collaterali’ che Massimo Rossi ha gentilmente messo a disposizione sul mio muro di Fb.

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